Marchisio, mestiere tuttofare Ora la Juve ha il suo regista

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    Marchisio, mestiere tuttofare
    Ora la Juve ha il suo regista

    Il centrocampista bianconero la scorsa stagione ha giocato da mezzala, e all'occorrenza pure da esterno. Poi in Nazionale, al Mondiale, non ha funzionato nè l'esperimento da incursore avanzato, nè l'impiego da uomo di fascia. Ora con Delneri si propone da playmaker: una posizione dalla quale i bianconeri da tempo sono a caccia di certezze


    MILANO, 3 agosto 2010 - Ora fa il regista. Se il film bianconero stavolta avrà un lieto fine lo sapremo a fine stagione, per riscattare un'annata, quella trascorsa, che definire in chiaroscuro per il club più titolato d'Italia è un eufemismo, ma Claudio Marchisio, al terzo (o quarto, se si considerano le soluzioni tampone) ruolo di centrocampo in pochi mesi, è l'uomo che Delneri - già dalle prime uscite con lo Shamrock - sembra aver scelto per risolvere il problema del playmaker, costruttore di gioco, che la Juventus non ha mai risolto definitivamente dal dopo Calciopoli.

    JOLLY DI CENTROCAMPO — Marchisio si è guadagnato un posto da titolare con Ferrara, dopo il dentro-fuori con Ranieri, grazie alla duttilità tattica, alla capacità di giocare dove c'era bisogno, a centrocampo. Da mezzala, destra o sinistra, persino da esterno tattico. Nel modulo di partenza di Ciro, il 4-3-1-2 che permetteva a Diego di svariare dietro le punte, giocava interno, ruolo che ne esaltava la completezza tecnica: la capacità di garantire copertura, ma anche di lanciarsi negli spazi. La rete segnata con un inserimento all'Inter in campionato, nell'illusorio successo bianconero del girone d'andata, ne è la fotografia più fedele. Poi, quando la stagione è cominciata a diventare storta, Ferrara prima e Zaccheroni poi hanno tavolta provato a raddrizzarla con moduli lineari, più facili da interpretare in un momento difficile, come il 4-4-2, e allora Marchisio si è adattato anche da esterno, nel momento del bisogno.

    Marchisio ammonito contro lo Shamrock. LaPresse
    Marchisio ammonito contro lo Shamrock. LaPresse

    MONDIALE DA DIMENTICARE — Per lui quanto per l'Italia. Arrivato, a ragione, in Sudafrica, come reclamizzato nome nuovo e valore aggiunto della Nazionale, novità deputata a fornire benzina ad una squadra in riserva, in alcuni attempati elementi, il suo torneo è precipitato verso sud prima ancora di quello degli azzurri. Lippi lo ha infatti "inventato" centrocampista avanzato, ruolo per lui inedito, a questo livello. E la mossa tattica non ha funzionato per niente. Il 1° giugno Marchisio dal Sestriere annunciava: "Giocherò alla Perrotta". L'esperimento è durato fino al 14' del secondo tempo della partita d'esordio contro il Paraguay, quando Marchisio è stato sostituito da Camoranesi. Altro giro, altro ruolo. Contro la Nuova Zelanda, per raddrizzare un'Italia un po' storta, Lippi opta per un più lineare 4-4-2: Marchisio ora fa l'esterno, a sinistra. Non funziona neanche così. Resta in campo 2' di più rispetto alla prima uscita mondiale: lo sostituisce Pazzini al 16' della ripresa. Il suo Mondiale finisce qui. Quello degli azzurri la partita dopo, contro la Slovacchia.

    Marchisio e Delneri in allenamento. LaPresse
    Marchisio e Delneri in allenamento. LaPresse

    NEGLI SCHEMI DI DELNERI — Il 19 luglio Marchisio, di ritorno dalle vacanze, diceva: "Potrei essere pronto per il ritorno di coppa". Inteso come il preliminare di Europa League. Ma ha bruciato i tempi. Delneri lo ha fatto giocare già all'andata, a Dublino, contro lo Shamrock Rovers. Titolare in mezzo, per 89', da playmaker, come un tempo in Primavera, quella della Juve, con accanto un mediano, Sissoko. Del resto lui già dal raduno della Nazionale aveva bene in testa la sua posizione negli schemi bianconeri: "Dove mi vedo nel 4-4-2 di Delneri? In mezzo, poi giocherò dove serve". E in mezzo, va benissimo, per adesso. E magari per il futuro, perché la mossa - che sembra congeniale alle doti del centrocampista torinese, abile sì, negli inserimenti, ma capace anche di verticalizzare e distribuire palla meglio di ogni altro pari ruolo nell'attuale rosa bianconera - permetterebbe al club di risparmiare, non dovendo spendere per acquistare un metronomo, dopo gli esperimenti falliti di Felipe Melo (la scorsa stagione) o di farne a meno (due stagioni fa, con Poulsen e Sissoko centrali). Del resto Delneri, se in un passato ormai remoto ha puntato sul regista classico (Corini al Chievo), più di recente, alla guida della Sampdoria rivelazione della scorsa stagione, ha schierato a centrocampo, da playmaker, Palombo o Tissone, non registi classici. Il fatto poi di avere Diego o Del Piero come punta arretrata (come in passato Cassano e Doni, rispettivamente con Atalanta e Samp), dietro al centravanti di turno, consente al tecnico friulano di trovare geometrie e rifinitura in fase offensiva, compendiando le qualità di fare ordine di Marchisio. Che giovedì a Modena, in occasione del ritorno di coppa dovrebbe dunque riproporsi da regista. Un ciak da non fallire, per una Juve che, anche grazie al cambio di ruolo di Marchisio, vuole cambiare volto, e soprattutto i risultati, dopo gli stenti del 2009-10.


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